Bagna caoda
venerdì 28 maggio 2010
Bagna caoda
Il piatto simbolo per eccellenza del Piemonte è la bagna caouda.Il nome sembra derivare dal dialetto locale, infatti bagna sta per sugo, intingolo e caoda sta per calda.Si tratta, per l'appunto, di un sugo a base di olio, aglio e acciughe che la tradizione vuole venga servito in un recipiente di terracotta detto dianet appoggiato su di un piccolo braciere definito scionfetta comune a tutti i commensali, nel quale ciascuno intinge a piacere verdure di diverso genere ma anche pane e crostini.
Non solo la morfologia del territorio ha prodotto una cucina varia ma anche la presenza, nei secoli scorsi, di una popolazione suddivisa in distinte classi sociali, ecco allora che si possono differenziare una cucina più "popolana" e povera e una cucina più ricca ed elaborata.La cucina povera rispecchia in tutto e per tutto il territorio e le materie prime che questo metteva a disposizione, mentre la cucina più ricca, propria delle corti e della nobiltà, ha molte più influenze francesi, essendo stato il territorio piemontese per lungo tempo sotto il dominio sabaudo.Oggigiorno si denota un forte interesse e un'efficace promozione da parte della popolazione piemontese della cucina locale, tutto ciò si manifesta nella volontà di voler vedere riconosciuta l'alta qualità non solo di alcune materie prime ma anche di prodotti tipici quali, per esempio, il numero vastissimo di produzioni casearie.Ecco, allora, che si possono trovare nell'attuale gastronomia piemontese prodotti DOC e IGP.Nell'affrontare la vastissima gastronomia piemontese ci siamo soffermati sulle province più interessanti da questo punto di vista.
IL PIEMONTE
Il territorio della regione è suddivisibile in 3 fasce , di cui la prevalente (e più esterna) è quella alpina ed appenninica (ben il 43,3% del territorio regionale); al suo interno vi è la zona collinare (30,3% del territorio), la quale racchiude la zona pianeggiante (26,4% del territorio).Nella regione scorrono moltissimi fiumi e torrenti, tutti affluenti del fiume Po, il più lungo d'Italia, che nasce al Pian del Re ai piedi del Monviso.Le principali catene montuose sono le Alpi, che circondano la regione ad ovest e nord, e gli Appennini che, situati a confine con Liguria ed Emilia-Romagna formano così un confine naturale.
Piemonte significa ai piedi del monte(pedemontium), cosi definito perché circondato su tre lati dalle montagne delle Alpi Occidentali e dell'Appennino Ligure. La montagna piemontese ha un aspetto imponente ed aspro: infatti le sommità al di sopra dei tremila metri scendono rapidamente verso la pianura. La sua caratteristica, nella zona occidentale della regione, è infatti di essere priva di prealpi come tutte le altre regioni alpine. Da ciò deriva il toponimo Piemonte che significa appunto "al piede dei monti". Al di sotto delle rocce e dei pascoli ci sono ampie estensioni di boschi: le conifere sono meno diffuse che in altre sezioni delle Alpi e lasciano presto il posto a faggeti e castagneti. In questa fascia sono presenti le più alte cime della regione, che superano i 4000 m: la Punta Nordend, la seconda cima più alta del massiccio del Monte Rosa, ed il Gran Paradiso; vi sono poi numerose cime che superano i 3000 m, tra cui il Monviso, il Rocciamelone e l'Uia di Ciamarella.Nelle valli ci sono impronte dell'attività umana e costituiscono importanti vie di comunicazione internazionali stradali e ferroviarie. Nelle valli minori si trovano dighe, impianti idroelettrici e centri turistici
LA STORIA
Abitato fin dall'età neolitica, dopo lo scioglimento dei ghiacci in alta Val Padana, nel I millennio a.C. fu occupato dalle popolazioni celtiche o liguri dei Taurini e dei Salassi, successivamente sottomessi dai Romani (220 a.C.), che fondarono colonie come Augusta Taurinorum (l'odierna Torino) ed Eporedia (Ivrea). Dopo la crisi della parte occidentale dell'impero la regione divenne sede d'incursioni, scontri e conquiste da parte di Odoacre, dei burgundi, dei goti (V secolo d.C.), dei bizantini, dei longobardi (VI secolo), dei franchi (773), conservando però una certa autonomia. Nel IX e X secolo subì le nuove incursioni degli ungari e dei saraceni che distrussero, fra l'altro, l'Abbazia di Novalesa in Val di Susa. Amministrativamente divisa in contee e marche, fu in parte riunificata nell'XI secolo da Olderico Manfredi, che ottenne le due importanti marche di Torino e Ivrea e le lasciò in eredità al genero Oddone di Savoia, figlio di Umberto I Biancamano. Il processo di riunificazione del Piemonte sotto i Savoia richiese diversi secoli, dapprima per la formazione di comuni autonomi, come Asti e Alessandria (XII secolo), e forti marchesati, come quelli di Saluzzo (XI secolo) e del Monferrato (XII secolo); poi per l'intervento di potenti signori esterni, come i Visconti (XIV secolo); infine per il coinvolgimento della regione nelle lotte fra gli Asburgo e i Valois per l'egemonia in Italia e in Europa (XVI secolo). Solo dopo la pace di Cateau-Cambrésis (1559) Emanuele Filiberto e i suoi successori poterono avviare il processo di definitiva riunificazione, ultimato nel 1748 con la pace di Aquisgrana.Dopo la parentesi della dominazione napoleonica (1796-1814), il Piemonte seguì i destini del Regno di Sardegna ed ebbe un ruolo centrale nel Risorgimento italiano e nella costruzione del nuovo stato unitario (1861), che ne derivò la struttura giuridica e politica (Statuto Albertino del 1848) e il personale amministrativo, in quel processo che fu definito di "piemontesizzazione" dello stato. Nei momenti più critici o di transizione della storia nazionale, il Piemonte diede importanti contributi come "laboratorio" politico e sociale, con gli scioperi operai nelle guerre mondiali (nel 1917 e nel 1943), le esperienze torinesi di Gramsci e Piero Gobetti (anni venti), l'intensa partecipazione alla Resistenza (1943-45), l'industrialismo innovativo di Adriano Olivetti (anni cinquanta), la stagione di lotte dell'autunno caldo (1969). Imponente fu l'industrializzazione della regione, che dalla struttura agraria tradizionale del regno sabaudo, fondata sull'egemonia dei ceti burocratici e militari e dell'aristocrazia fondiaria, seppe avviare, a partire dall'età cavouriana (1852-61), un rapido processo di modernizzazione fino a diventare, all'inizio del Novecento, un'area rilevante del triangolo industriale che trainò il decollo economico italiano. Non mancarono, nel rapido sviluppo, gli squilibri, soprattutto territoriali, tra l'area del torinese, sede principale dell'industrializzazione, e l'economia ancora prevalentemente rurale del resto della regione. Il tessuto economico, in cui ebbe un posto proponderante la FIAT, attrasse negli anni cinquanta e sessanta un grande flusso migratorio, che provocò profonde trasformazioni sociali e culturali; si dimostrò, invece, piuttosto fragile di fronte alle sfide della mondializzazione di fine secolo, che pagò con un certo declino industriale e un alto tasso di disoccupazione.
LO STEMMA PIEMONTESE E LA SUA BANDIERA
Lo Stemma della Regione Piemonte ha forma quadrata, con croce d'argento in campo rossospezzata da lambello azzurro a tre gocce. Di fatto è stato ripreso l'antico stemma subalpino, risalente al 1424. Il Gonfalone si presenta interzato in fascia: nel primo di rosso, nel secondo di blu, nel terzo d'arancio, colori della Repubblica d'Alba, proclamata il 25 aprile 1796, sul tutto lo stemma del Piemonte.Il Drapò ("bandiera" in piemontese, cognato del francese drapeau e dell'italiano drappo) è la bandiera ufficiale della Regione Piemonte. È simile allo Stemma, se ne distingue per la forma rettangolare e per la presenza della frangia oro e della bordura azzurra.
LE LINGUE
Il piemonte vanta una ricchezza linguistica invidiabile, ma non spesso riconosciuta. A parte l'italiano, che è la lingua più diffusa tra la popolazione, nel territorio sono riconosciute dalla Regione con la legge regionale del 9 aprile 1990Piemontees, parlato da circa 2 milioni di persone, l'Occitano parlato nelle vallate occitane di Cuneo, Val Chisone e Germanasca e Alta Val Susa, il Francoprovenzano parlato in media/bassa Val Susa, in Val Sangone e Val di Lanzo; il Francese parlato principalmente in Alta val Susan val Pellice e il walser, parlato a nord al confine con la Svizzera e con la Valle d'Aosta. Queste lingue, dopo anni di oppressione a favore dell'italiano, stanno cercando di rivalorizzarsi attraverso progettazioni di enti pubblici, associazioni e gruppi folcloristici. Occitano, Francoprovenzale, Francese e Walser sono riconosciute come lingue minoritarie piemontesi e tutelate dalla legge 482/98. e ben cinque lingue storiche del Piemonte.
Demografia
Il Piemonte ha registrato dagli anni settanta una perdita di popolazione dovuta a un calo della natalità non più compensato, come negli anni cinquanta-sessanta, da immigrazioni dal resto d'Italia ed in particolare dal Sud e dal Veneto. Tuttavia negli ultimi anni si è registrata una ripresa demografica, dovuta soprattutto alla nuova immigrazione dall'Europa centro-orientale. Le densità di insediamento più elevate si registrano nelle aree urbane industrializzate dell'alta pianura, specialmente nella provincia di Torino (52% della popolazione regionale, con una densità doppia rispetto a quella media). Nel 2008 i nati sono stati 39.551, i morti 49.310, con un incremento naturale di -9.759 unità rispetto al 2007. Al 31 dicembre 2007, su una popolazione di 4.401.266 abitanti, si contavano 310.543 stranieri. Le famiglie contano in media 2,2 componenti